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Chiesa di San Lucano Vescovo

Cadore Tre Cime Comelico

Cadore Tre Cime Comelico
SAN LUCANO
Chiesa di San Lucano Vescovo

Si hanno notizie di una chiesa dedicata al Santo già nel 1352.

Nel 1439 viene consacrata una nuova chiesa in stile gotico, a navata unica e con abside pentagonale rivolta a est. L'abside, addossata al campanile, era riccamente affrescata con le storie di San Lucano. Tali affreschi rimasero sotto le intemperie fino al 1925, anno in cui iniziò la costruzione dell'attuale campanile, progettato dall'architetto Antonio Alpago Novello.

Come ancora in uso in Val Pusteria, nel sagrato era ubicato il cimitero, o "cortina".

Viene aggiunto un portico in legno come soluzione per proteggere i fedeli, divenuti più numerosi con l'aumentare della popolazione. Per risolvere definitivamente tale problema il comune delibera, nel 1839, di costruire una nuova chiesa accanto a quella vecchia. L'incarico è affidato all'architetto Giovanni Segusini e il progetto viene approvato nel 1847. La prima pietra viene posata quattro anni dopo.

L'edificio, a pianta ottagonale in puro stile neoclassico, si presenta imponente e, a lavori finiti, suscita l'ammirazione e la meraviglia di tutti gli auronzani. Il costo complessivo dell'opera risulta essere, nella valuta dell'epoca, di trecentomila lire.

All'arredo e alla decorazione dell'interno partecipano numerosi artisti, artigiani e intagliatori. Ricordiamo, tra gli altri, il pittore Giovanni De Min e lo scultore Valentino Panciera Besarel. Lo stesso Segusini progetta il lampadario posto al centro dell'ottagono. Di pregevole fattura l'organo realizzato nel 1859 da Giovanni Battista De Lorenzi.

L'ingresso è preceduto da un pronao con due colonne in stile ionico che sostengono una trabeazione sulla quale è posta la statua di S. Lucano seduto sulla schiena di un orso. Narra la leggenda che San Lucano, allora vescovo di Sabiona, per scagionarsi dall'accusa di eresia, si mise in viaggio verso la Santa Sede. Durante una sosta, al risveglio, il santo rinvenne i resti del proprio cavallo, sbranato da un orso. Il vescovo riuscì ad ammansire l'animale che, a capo chino, si fece sellare e imbrigliare. L'entrata, a Roma, in sella all'orso fu considerato uno dei molti miracoli compiuti dal Santo lungo la via e quindi segno inequivocabile della propria innocenza.

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